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Sé solo el Amor que tiende sus manos para unirlas con las tuyas. El Amor te tiende sus manos, cógelas y sé.
Preso da grande furore, il Padre decise di castigare il Suo uomo pedestre e confinò lui e i suoi discendenti in terre desertiche e strane, futuro rigoglio di genti a compitare le messi, i capi suoi di bestiame, l’alba e il tramonto, l’ora del sonno e la veglia. Ma come fargli capire che il Bene era lì, non nel luogo lontano e deserto, ma dentro, profondo di lui?
Semplice. Facendo scavare da mano esperta quell’anima che non trovava la Luce. E quale la mano che, esperta, ritrova a Luce? La mano tremante e sicura del Grande Dolore. Che Grande Dolore? Della morte naturalmente.
E così l’uomo, immortale per propria natura divina, ridiscese qui sulla Terra, non più dentro il Mare acquatico (amare), ma dentro l’involucro che, umano chiamato, non è che un ammasso di spine spinose che pungono fino a che l’acqua (del Grande Amore), non smussa le spine e le trasforma in oggetti d’amore. E come si fa? Ma,semplice, accettando il Dolore componente il tuo essere umano, uomo caricato da Dio di Amore, ma scaricato d’Amore dal Grande Dolore che agisce da grande torturatore, finché l’anima, come nervo di dente scoperto, urla e poi tace e, sanguinando, ritrova la via del suo Bene.
Così, sanguinando, è morto Gesù, non per castigo: esempio. Un semplice esempio: il Sangue scorrendo dalle ferite (molte, d’accordo, ma poche, credetemi, paragonate al Grande Dolore di vivere qui sulla Terra per anni e per anni, compagno il Dolore), ha lavato in parte quel male.
E così, un poco per sua volontà, un poco per il suo (dell’uomo) sangue versato, un poco per intervento divino e un poco perché è nell’evoluzione dell’uomo, la Luce finalmente cammina e prosegue e non si ferma se non quando ha trovato la Luce che, Primigenia, scaturisce indefessa dal, per il, con, nel Bene.
Ti è piaciuta? Su, dormi adesso. Domani sarà un altro giorno pieno di Luce.
La saga dell’uomo
Capitolo I
Favola della creazione dell’a-mare
In tempi incommensurabilmente lontani, quando ancora non vagiva sulla Terra la voce dell’uomo e l’acqua riposava tranquilla negli alvei anfrattuosi e solenni delle profondità del mare, nacque dal mare un’idea, l’Idea di creare, come simile a Dio Suo consustanziale, un essere volente, capente, condiscendente ed eterno.
E l'essere sbucò dalle acque dei fiumi, dei mari, dei laghi, dei ruscelli, dei rivi. Sbucó dal mare, soprattutto dal mare. Era bello come il suo Dio, buono come l’odore del pane, agile come gazzella di fiume, volenteroso come le mani del bene, unico, irripetibile, ardito, fiero, solenne, cosciente della sua progenie da Dio.
E stampò qui sulla Terra l’orma di Dio onnisciente. Ma che cosa successe all’impronta di Dio onnisciente qui sulla Terra? Successe una grande sventura programmata da Dio come ventura (futura) portatrice di bene, di Luce, di speme. E che cosa successe? Successe il Diluvio, che trascinò con sé tutta la creatura di Dio come tale e ne fece un elemento di terra.
E la terra non è come l’acqua, dove tutto si muove e si libra veloce cosciente del bene. No. Sulla Terra il camminare ostacola. E ostacolò il camminare dell’uomo. Così, camminando, l’uomo non trovò più se stesso, né il mare, né il bene. Perduto, lo cerca qui sulla Terra dove, altre le forze, non sono a lui congeniali e camminando si perde nel buio di notte e nella luce abbagliante di giorno, e non sa più trovare il cammino del mare. Del mare di a-mare, naturalmente.
E così, vagabondo e sperduto, s’affaccia a quel mare e non vede che mare e non sa che lì nel suo mare risiede la vita. E cos’è questo mare? È la tua anima, uomo, che tu hai perduta. Ritrovala, uomo, ripescala là nel profondo, dove profondo risiede. E lì, nel profondo, Lui sarà di nuovo il tuo mare e nel mare, liberato da mille catene, saprai tu cercare quel bene che, occulto ai tuoi occhi da molte catene, non trova se non spiragli di luce che, nella Luce, sono come lucerne.