Favola della creazione delle stelle.
Nel firmamento mancava qualcosa.
- L’azzurro?
- No, quello c’è.
- Il giallo.
- No, quello c’è.
- Il viola, no. Il verde, no; il rosso, no; l’arancione, no. Cosa manca?
- Manca la notte stellata.
- Eh sì! Si fa presto a dire: una notte stellata. È come dire una cosa difficilissima.
- Ma va là, che Tu sei capace.
- Qua, con la scusa che sono Dio, credono che posso e so e voglio fare tutto.
- Sì.
- Bene, grazie per la fiducia. Vediamo: una notte stellata: le stelle. Cosa sono? Piccoli soli?
- No.
- Piccole lune? No, non l’ho ancora creata la luna. Piccole lucciole?
- No, troppo alte.
- Ma allora, cosa sono ‘ste stelle?
- Sono luce che vive.
- Luce che vive?
- Sì, luce che vive.
- Bello, mi piace l’idea. Come si fa? Prendo una lacrima caduta nel sonno a un bambino, prendo rugiada dai prati, prendo un suono armonioso e li unisco in un unico Uno. Sbatto ben bene.
- Ci manca qualcosa. Ci manca l’Amore.
- L’Amore nelle stelle?
- Sì, l’Amore con la A maiuscola.
- Ma va là!
- Eh sì, manca l’Amore con la A maiuscola.
- Vado a prenderne un po’ in Guinea.
- In Guinea? Ma non esiste ancora.
- La inventerò.
Scese in Guinea appena creata, vide un bambino che dormiva nel sonno, prese un panno tessuto dalla sua mamma con fili di lino intessuto d’amore, e ci avvolse la lacrima con la rugiada e il suono armonioso e, zic e zac! lo aprì di colpo e ne uscirono miriadi di stelle. Per questo vibrano la notte e tacciono di giorno. Il sonno dei bambini è silenzioso, e la goccia di rugiada è vivida la mattina, ma lassù è giusto il contrario di qua. Hai capito?
Domani ti racconterò la favola della creazione dell’acqua. È bellissima. Adesso dormi: le stelle-rugiada stanno a guardare e aspettano che tu dorma tranquillo. Riposa. Io sono sempre vicino a te e ti veglio. Dormi tranquillo e riposa. A domani.