martes, 29 de marzo de 2011

Favola della creazione dell'erba




Favola della creazione dell’erba

Un giorno il Signore si affacciò alla finestra del Suo palazzo e vide che mancava l’erba. L’erba veramente non era stata ancora inventata, ma Lui intuiva che mancava l’erba. E cosa fece? Andò giù in cantina e prese dei fili di ferro acuminati, irti di spini e se li arrotolò intorno alla Mano. Prese un coltello di selce (tagliava meglio del ferro) e li tagliò in mille pezzetti, come d’argento, e cominciò a cantare.

Quando canta il Signore, tace anche il suono. Si sentiva solo la Sua Voce ed era così chiara ed argentina che ogni creatura creata (erano ancora poche: qualche fagiolo; qualche ginepro; qualche foglia di fico; un rododendro; un mazzo di asparagi; un girasole; tre chicchi d’uva; un alveare pieno zeppo di api col miele; una bottiglia di champagne per le grandi occasioni; un gatto soriano, da Soria, in Spagna; un canestro di vimini con dentro due uova; una bicicletta senza manubrio; due uova di struzzo; un ombrellino da sole fatto di carta di seta; tre funghi porcini; un ventaglio di legno, fabbricato a Siviglia; un orologio da muro con le catene giù penzoloni e una figurina di alabastro rimasta lì, da quando l’Atlantide era scomparsa nei flutti e marosi) e lì si sedette il Signore cantando, e ogni cosa: dalle uova, al canestro di vimini, all’orologio, ai tre chicchi d’uva, alle api nell’alveare, tutto, dico tutto, risuonava al Canto Sublime, Unico. E lì nacque l’erba, tra cespugli di rododendri e biancospino. Nacque, perché anche il ferro si trasforma quando c’è la presenza di Dio e il ferro pensò:

- Sono duro e spinoso, posso cambiare?”

- Sì.

E quel sì, che gli risuonava dentro con la Musica alata, lo fece cambiare e, seduto ai Piedi del Nostro Signore, si trasformò, si attutì, si inverdì e si accorciò e dimorò per secoli e secoli e secoli. Per sempre, perché l’erba cresce sempre e dovunque.

L’erba è il tappeto dei prati e i prati sono il tappeto di Dio quando scende qui sulla Terra, e la calpesta soave senza pestare. Lui la sorvola con passo leggero, e l’erba è là che si piega, non appena sfiorata, e si piega nell’ansia di fare qualcosa per Lui, che la trasformò, da filo spinato di ferro duro e spinoso, in erba morbida e verde ed eterna.

Adesso va a letto. È tardi e domani ti aspetta il lavoro. Datti da fare domani, ma adesso riposa, è l’ora del sonno. A domani.